giovedì 11 dicembre 2014

François 'Zigulì' Zahoui: il fuorigioco come missione di vita



François Zahoui, per gli amici Zigulì, è stato il primo calciatore africano a sbarcare in Italia. A mettere a segno il 'colpaccio' fu l'Ascoli del presidente Costantino Rozzi nel luglio del 1981. Zahoui giunge nelle Marche per la cifra, assai modica, di 25 milioni di lire. La leggenda vuole che il club di appartenenza venne pagato in tute, scarpette, palloni e attrezzature sportive varie. Centrocampista offensivo, Zahoui arriva dalla Costa d'Avorio, dove lavorava in una fabbrica di bottiglie, dove pare avesse il compito di stringere i tappi. In Italia firma un contratto biennale al minimo sindacale (poco meno di 1 milione e 200mila lire mensile). Ribattezzato dai tifosi 'Zigulì', la leggenda racconta che 'il negretto' si presentò al primo allenamento a piedi nudo. Zahoui però non fece fortuna in Italia e lasciò l'Ascoli dopo 2 anni e 11 presenze. Andrà in Francia dove giocherà per altri dieci anni con le casacche del Nancy e del Tolone. 

ZAHOUI, MAZZONE E IL FUORIGIOCO. Il giovane Zigulì Zahoui non ha un impatto felice con il nostro calcio e soprattutto con Carletto Mazzone che gli preferisce gente del calibro  di De Ponti, Greco e Torrisi. Il suo esordio in serie A è datato 28 ottobre 1981, contro la Fiorentina. Della sua prestazione le cronache ricordano soprattutto le tante volte in cui finì in fuorigioco. Fu lo stesso Zahoui, in un'intervista nel dopogara, a spiegare perché: "Qualche volta sono andato in fuorigioco, ma volontariamente, per guadagnare tempo e permettere alla difesa di recuperare". Da qui nacque la leggenda che il tecnico Mazzone lo utilizzasse solo nei finali di gara e per perdere tempo: "tu entri e vai sempre in fuorigioco, così si perdono minuti".

SCARSO CALCIATORE, DISCRETO TECNICO. Per uno strano scherzo del destino François 'Zigulì' Zahoui rincontrerà di nuovo l'Italia sul suo cammino: nell'agosto del 2010 fa il suo esordio sulla panchina della Costa d'Avorio proprio contro l'Italia (con esordio di Prandelli come ct) vincendo 1 a 0. Alla guida tecnica degli 'elefanti' conquisterà la finale della Coppa d'Africa nel 2012 perdendo 8 a 7 ai rigori (0-0 ai supplementari) contro lo Zambia.


giovedì 24 luglio 2014

Il record olimpico di Eric ‘l’anguilla’ (il peggiore di tutti i tempi)



Questa è la storia di un nuotatore della Guinea Equatoriale che ha stabilito un record singolare: il tempo più lento nella storia delle Olimpiadi nei 100 metri stile libero. Mai nessuno è infatti riuscito a fare peggio del 1’57”52 di Moussambani. Un tempone ai limiti della squalifica  e che ha reso Eric Moussambani una vera e propria star. Dopo la sua performance alle Olimpiadi di Sidney (2000) infatti sono arrivati tanti bei soldoni da sponsor vari, fino a farne una vera e propria star.

La storia. Eric Moussambani (1978) nasce come giocatore di volley, sport nel quale però non ‘sfonda’. Ad otto mesi dalle Olimpiadi in Australia gli viene fatta la proposta che cambierà la sua vita: la federazione di nuoto della Guinea Equatoriale infatti gli propone di partecipare alle Olimpiadi come nuotatore approfittando di una wild card. E lui, senza dubbi di sorta, accetta. Peccato ci sia un piccolissimo problema, Eric non sa nuotare. Lui però non si scoraggia, ha buona volontà e ci mette poco ad imparare. Gli allenamenti non sono facili, soprattutto in un paese che non possiede strutture adeguate. Eric si allena dove può. Fiumi, laghi e l’oceano sono le sue palestre, insieme alla piscina (appena 20 metri) dell’Hotel Ureca di Malabo. Giunto a Sidney  Moussambani vede per la prima volta nella sua vita una piscina olimpica. Nonostante le dimensioni della vasca (50metri) Eric non si spaventa affatto e si presenta sicuro di ai blocchi. Gareggiano nella sua batteria altri due atleti: Karim Bare (Nigeria) e Farkhod Oripov (Tagikistan). I suoi avversari però falliscono ancor prima di cominciare, squalificati per falsa partenza. Eric Moussambani si ritrova così a nuotare da solo. La gara comincia bene, almeno per i primi 15 metri, poi il crollo. La seconda vasca si trasforma in un vero e proprio incubo, Moussambani boccheggia, avanza con la testa sempre fuori dall’acqua, ma alla fine, con immane sforzo e tanta forza di volontà, conclude la sua prova tra l’entusiasmo del pubblico presente. E’ portato in trionfo quasi come un eroe. Ai media racconterà: “Non sono mai stato così stanco in tutta la mia vita. Non ero neppure mai stato in una piscina così grande in tutta la mia vita. Alla fine comunque è stato bellissimo, tutti facevano il tifo per me. E’ stato come vincere una medaglia d’oro”.

Onori, gloria e allenamenti. Eric Moussambani è un mito. In patria e nel mondo. Interviste e sponsorizzazioni lo riempiono di dollari, ma lui resta umile e continua a nuotare. Alla fine non riuscirà però a partecipare alle Olimpiadi di Atene (2004) per problemi legati ad un visto. Proverà a qualificarsi anche per Pechino 2008 ma senza riuscirci. Oggi Eric l’anguilla fa l’ingegnere e soprattutto l’allenatore della nazionale di nuoto della Guinea Equatoriale, anche se nessuno dei suoi atleti è riuscito a qualificarsi per le ultime Olimpiadi (Londra 2012).


lunedì 21 luglio 2014

Nord Corea Über Alles

Non ha nemmeno due settimane di vita e ha già raggiunto l'astronomica cifra di oltre 9 milioni di visualizzazioni su YouTube, un numero enorme soprattutto considerando che si tratta con ogni probabilità di un falso. Il video in questione riguarda la cavalcata della Corea del Nord ai Mondiali di calcio in Brasile, un vero e proprio trionfo della nazionale asiatica in una competizione alla quale in realtà non ha nemmeno partecipato.

Propaganda o presa in giro?  - Il successo del filmato è da ricercarsi nel manto di mistero che circonda da sempre la Corea del Nord, di cui conosciamo soltanto quel sanguinario pacioccone di Kim Jong-un, dittatore dal pugno di ferro e dalla faccia di cazzo, che si premura di tenere il mondo fuori dal suo paese e il suo paese fuori dal mondo. La cosa può portarci quindi a pensare che il video sia effettivamente reale, in un'ottica di propaganda di regime e anche se sappiamo che non è così, questa è la versione a cui vorremmo credere! Secondo Korea News Backup, che ha caricato il video (in coreano, con sottotitoli in coreano e senza possibilità di commenti), la squadra di Jo Tong-sop avrebbe battuto 2-0 la Cina, surclassato 4-0 gli Stati Uniti e letteralmente umiliato 7-0 il Giappone del buon vecchio Zac.
Campioni del Mondo! - Ma non finisce qui, perchè al video, che si conclude annunciando lo scontro agli Ottavi con il Portogallo di Cristiano Ronaldo, ne è seguito un altro, datato 15 luglio, in cui si raccontano, inframezzate da scene di giubilo e primi piani di mani che alzano la Coppa del Mondo, le fantastiche gesta dei nordcoreani, capaci di eliminare il Portogallo (appena 7-0) e poi la Germania e la Corea del Sud (stranamente), prima di rifilare otto pere al Brasile in finale. Insomma, una sorta di Holly e Benji con tanto di lieto fine, in salsa nordcoreana.


                             
                                                   Ecco lo spettacolare video sulla fase a gironi della Corea del Nord a Brasile 2014

venerdì 18 luglio 2014

Lashawn Merritt ce l’ha (o forse ce l’aveva) piccolo



Dalle fettuccine al cinghiale, alle bistecche al nandrolone passando per shampoo e pomate, e arrivando fino ai dentifrici. Sono tra le più strane e incredibili scuse utilizzate dagli atleti beccati a far uso di prodotti dopanti. Nel 2010 però il quattrocentista statunitense Lashawn Merritt è riuscito davvero a stupire giudici e tifosi.

La sua storia. Nato in Virginia nel giugno del 1986, appena ventunenne (nel 2007) è già medaglia di argento nei 400 metri ai campionato del mondo di Osaka (mentre conquista l’oro nella staffetta 4X400). L’anno successo, nelle Olimpiadi a Pechino arriva la sua consacrazione sportiva, con l’oro sia nei 400 che nella staffetta (sempre 4x400). Gli Stati Uniti sembrano aver trovato l’erede di Michael Johnson: Lashawn Merritt infatti si conferma numero uno assoluto nei 400 piani conquistando nel 2009 anche l’oro mondiale a Berlino. Poco dopo però arriva la doccia fredda e l’atleta viene fermato per doping.

Le dimensioni contanto.  Da dei controlli effettuati dall’USADA (l’agenzia antidoping americana), Lashawn Merritt risulta positivo allo steroide Dhea (una sostanza che aumenta i livelli di estrogeni, testosterone e pregnenolone) in ben tre occasioni tra l’ottobre 2009 e il gennaio 2010. L’atleta viene subito sospeso in via preventiva due anni, ma lo statunitense non ci sta e subito spiega ai media le sue motivazioni. Stando a quanto dichiarato, l’atleta di colore (particolare nel caso in questione non di poco conto) ha usato, senza prescrizione medica e per alcuni mesi, l’ExtenZe, un prodotto per aumentare le dimensioni del pene. Sono in molti a pensare che si tratti di una scusa, ma Lashawn Merritt grida a tutto il mondo la sua innocenza e buona fede (oltre a dichiarare di avercelo piccolo). “Si è trattato di un stupido, immaturo errore – dichiara in una conferenza stampa – Spero che i miei sponsor (la Nike, nda), la mia famiglia, i miei amici e lo stesso sport possano accettare il fatto che io abbia commesso un errore del genere. Qualsiasi sarà la pena che mi verrà inflitta non potrà mai comunque cancellare l’umiliazione che sento in questo momento”. E come dargli torto. Un bel giovanottone ‘nero’, alto 1.90 centimetri, atleta e campione olimpico, confessa a tutto il mondo di avere un pene piccolo e di essere stato costretto a prendere prodotti di ‘supporto’… Nonostante la figura di merda mondiale (che di per se potrebbe essere già una bella e pesantissima punizione), l’Usada terrà comunque conto dell’atteggiamento collaborativo dell’atleta che verrà squalificato ‘solo’ 21 mesi (a partire dall’ottobre del 2009). Una squalifica che scadrà (guarda caso direbbero i più maliziosi) alla vigilia dei mondiali di atletica del 2011 in Corea, dove Lashawn Merrit riuscirà a conquistare un argento nei 400 piani e un oro nella staffetta (4x400). Parteciperà anche alle Olimpiadi di Londra ma senza fortuna (fuori alle batterie per un infortunio muscolare), ma si rifarà l’anno successivo nei mondiali a Mosca (due medaglie d’oro). 


mercoledì 16 luglio 2014

FantaAssicurazioni, in America si può

Domenica 13 luglio 2014, poco prima di mezzanotte, la finale dei Mondiali è terminata da pochi minuti e sulla timeline di Facebook mi compare questo post di un amico: "Ok, adesso quando inizia il campionato?". Ecco, questo è il perfetto sunto di quanto il nostro paese sia calciofilo, i detrattori devono accettarlo e sono costretti a conviverci da sempre: l'Italia è un paese in cui il calcio è religione.
Fantacalcio, croce e delizia. Ecco perchè ci piace viverlo in ogni suo aspetto, con tanto di discussioni animate per tutta la settimana, scommessa la domenica mattina e, ovviamente, il Fantacalcio. Questo gioco, arrivato in Italia grazie al giornalista Riccardo Albini, può tirarti su dopo una giornata in cui la tua squadra ha preso una sonora paliata o gettarti nello sconforto più totale nonostante una vittoria dei tuoi. Ma a volte capita, se si è particolarmente fortunelli, di pagare l'iscrizione ad una lega, svenarsi per l'acquisto dell'Ibrahimovic di turno e...vedere il proprio fantacampionato andare in pezzi di fronte al crack del suo ginocchio dopo i primi 20 minuti della gara d'esordio: un dramma che tutti abbiamo vissuto almeno una volta. Come detto, Albini è considerato da tutti l'inventore nel 1988 del Fantacalcio, ma è ben noto che la sua idea prende spunto dall'americano Fantasy Football, che a quel tempo era già piuttosto popolare negli States ed era afflitto dalla medesima sciagura dell'infortunato di lusso...almeno fino all'arrivo di Anthony Giaccone.
The land of the opportunity. Quest'uomo, ha avuto un'idea tanto semplice quanto geniale e, con i giusti accorgimenti, ne ha fatto un business, praticamente dal nulla. Tutto nacque nel 2008, quando l'infortunio di Tom Brady, quarterback dei New England Patriots alla prima giornata di campionato, distrusse i sogni di gloria di centinaia di migliaia di fantagiocatori americani. Il loro dramma fece la fortuna di Giaccone, a cui si accese la lampadina. In pratica sul suo sito, (fantasyplayerprotect.com) offre polizze assicurative per i giocatori acquistati nelle varie leghe online americane. Vi basterà pagare, per ogni giocatore che volete assicurare, il 10% della quota di ingresso alla lega e, se il ragazzo si spezza, il buon vecchio Anthony vi risarcirà dell'intera quota di iscrizione. Fantastico!


lunedì 14 luglio 2014

La leggenda di Dorando Pietri (tra doping e sosia)



Dorando Pietri è una leggenda dello sport. Le immagini del piccolo maratoneta azzurro che, il 24 luglio del 1908, a Londra, taglia il nastro del traguardo sorretto dai giudici sono entrate nell’immaginario collettivo di ogni sportivo italiano e non solo. Dal cinema ai giornali, quella di Pietri è una storia che ha da subito lasciato il segno. Immortalata da Arthur Conan Doyle (che ne canta ‘le gesta’ sul Daily Mail). Pietri diviene una celebrità della sua epoca. Una storia, la sua, che praticamente tutti conoscono (o almeno una volta hanno sentito raccontare).

La storia. Dorando Pietri è  romagnolo, di Correggio.  Nato da famiglia di contadini, poi garzone di pasticceria, la leggenda narra che appena 18enne, vestito con i panni di bottega, durante una gara a Carpi, riuscì a tenere il passo del più grande maratoneta italiano dell’epoca Pericle Pagliani fino al traguardo. Nel 1906 partecipa ai Giochi Olimpici Intermedi ma è costretto al ritiro (problemi intestinali) a metà gara quando era saldamente al comando. Nel 1908, alle Olimpiadi di Londra è il favorito. E Pietri straccia tutti riuscendo ad arrivare all’ultimo chilometro con oltre dieci minuti di vantaggio sullo statunitense Hayes. Il maratoneta italiano però entra in crisi. All’ingresso nello stadio annaspa, barcolla, a stento riesce a tenersi in piedi. Sbaglia strada due volte, con i giudici a rimetterlo per il verso giusto e alla fine, dopo una serie di cadute riesce a tagliare il traguardo sorretto da un giudice (un megafonista) e poi sviene. Va in crisi cardiaca e rischia la vita, sotto gli occhi della regina d’Inghilterra Alessandra che sviene. Dopo tre ore viene dichiarato fuori pericolo, ma gli viene tolta la medaglia d’oro su ricorso della squadra Usa a causa degli aiuti ricevuti negli ultimi metri. La sua storia però, immortalata da Conan Doyle, fa il giro del mondo e commuove la regina Alessandra che vorrà premiarlo in seguito con una Coppa. La sua fama accresce giorno dopo giorno e Pietri viene invitato in tutto il mondo per competizioni varie. La più famosa lo vede protagonista al Madison Square Garden di New York nel novembre del 1908: una rivincita con l’americano Hayes (che Pietri vincerà) richiama ben 20mila persone. Si ritira dalle corse giovane, a soli 26 anni, con un bel gruzzolo accumulato come atleta giramondo. Le cose però non vanno benissimo e si ritrova a gestire un’autorimessa a Sanremo. Muore nel 1942.

 Accuse di doping. All’epoca non era proprio chiaro cosa fosse lecito e cosa non lo fosse. Spesso gli atleti ingerivano di tutto durante queste competizioni (figurarsi in una maratona). Resta il fatto che ci sono più testimoni che raccontano di averlo visto ingerire atropina e stricnina (addirittura un ciclista racconta che proprio nella maratona di Londra lo vide ingerire atropina nei pressi di Wormwood Scrubs).

Spunta il sosia. Nel 1948 Londra è di nuovo sede delle Olimpiadi. E Dorando Pietri viene invitato per l’inaugurazione. Lui si fa foto con tutti, partecipa ad una serie di banchetti in suo onore, assiste in tribuna d’onore all’evento raccontando anche la sua versione. E viene addirittura invitato come starter per la gara della maratona. In Italia però subito intuiscono che qualcosa non va e il Coni invia una foto della lapide di Pietri (morto nel 1942). L’impostore viene smascherato: si tratta di Pietro Valleschi, barista di Birmingham (ma originario di Pistoia, che finirà in galera.